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Cammini degli Altipiani

Ogni tappa non è stata solo un'esplorazione del paesaggio, ma si è rivelata spesso momento di incontro autentico con il territorio.

Nei luoghi attraversati i camminatori hanno trovato occasioni di ascolto e dialogo: negli sguardi dei signori seduti al bar o delle signore dietro le finestre socchiuse hanno sperimentato la curiosità, ma anche l’orgoglio.

Il cammino ha rivelato un territorio accogliente, dove l’incontro tra persone si fa esperienza di scambio culturale e umano. Ogni borgo attraversato non è stato solo una meta, ma è diventato protagonista di una narrazione collettiva, un viaggio condiviso in cui il territorio e chi lo abita hanno raccontato storie di accoglienza e appartenenza.

 

 

Sono stati diversi gli incontri con altri camminatori o persone che percorrevano i sentieri in bicicletta con cui scambiarsi impressioni sul tracciato o sull’itinerario percorso; mi ha colpito la quantità di viaggiatori alla scoperta delle terre abruzzesi avventurarsi in bicicletta. E poi il grande gesto di umanità e rispetto del saluto che sorge spontaneo quando si incontra una persona lungo un sentiero, una preziosa consuetudine in montagna, difficile da replicare in altri contesti. Marianna, USRC

Abbiamo incontrato comunità di persone che erano molto incuriosite dalla nostra presenza, mi ha sorpreso la curiosità e l’orgoglio con cui ci tenevano a farci vedere i loro luoghi e territori. Martina, USRC

La sensazione generale è che questo sia un territorio nato per accogliere: nessun forestiero passa inosservato. Ed è un bene perché, fosse anche solo per curiosità, ma nessuno rimarrebbe nell’anonimato attraversando questi piccoli centri. Roberta, USRC ( )

Roberta, architetto USRC
Percorse 8 tappe di 4 cammini

Quali erano le tue aspettative prima di iniziare il percorso?
Questo tipo di attività è stata ampiamente caldeggiata sin nelle fasi iniziali del progetto per l’evidente necessità di conoscere il territorio sul quale stavamo iniziando a fare dei ragionamenti e quindi le mie aspettative erano molto alte, tanto quanto la mia partecipazione a numerose tappe un po' per necessità, un po' per piacere!

Qual è la tua impressione?
Ritengo che questa sia stata una grande occasione data a tutto il personale, e credo sia stata apprezzata vista la numerosa adesione su base volontaria. Riscoprire un territorio in cui lavoriamo con la lentezza del camminatore ci ha dato modo di apprezzare ciò che spesso vediamo senza guardare, percorriamo senza abitare, sfruttiamo senza valorizzare.

Qual è stato il paesaggio che ti ha colpito di più nella tappa? Cosa lo ha reso speciale?
Partecipando a numerose tappe devo dire che sono diversi i paesaggi che per motivi disparati rimangono nella mente e nel cuore. Tra tutti però c’è una vista sulla piana di Navelli catturata dal terrazzo di un’elegante signora di Caporciano che ci ha fatti entrare nella sua casa per un caffè. A renderlo speciale è il piacere dell’incontro che solo il camminare rende possibile. La dimensione dimenticata dell’essere viandanti e affidarsi alla provvidenzialità dell’accoglienza da un lato, lo scoprire la bellezza di condividere a volte anche ciò che di più intimo abbiamo, la nostra casa, dall’altro.

Ci sono stati incontri interessanti con le comunità locali incontrate lungo il cammino? Se sì, come hanno influenzato la tua esperienza?
Abbiamo incontrato le comunità locali in più occasioni e località. Siamo stati seguiti dallo sguardo curioso dei signori fermi al bar, da quello circospetto delle signore dietro gli scuri delle finestre e siamo stati più spudoratamente interrogati sul nostro camminare da chi ci ha incrociati su strade sterrate e carrarecce. La sensazione generale è che questo sia un territorio nato per accogliere: nessun forestiero passa inosservato. Ed è un bene perché, fosse anche solo per curiosità, ma nessuno rimarrebbe nell’anonimato attraversando questi piccoli centri.
A titolo di esempio riporto l’esperienza di Molina Aterno dove, se avete la fortuna di trovare il grande portone in legno di Palazzo Piccolomini aperto, vi consiglio di bussare: troverete la famiglia dei proprietari pronta ad accogliervi con un buon succo di frutta ed il loro cagnolino a cui fare qualche carezza. Ho chiesto se potevo dare uno sguardo e mi hanno consigliato di visitare la porzione ancora non ristrutturata. Dal cortile, attraverso un cancello chiuso per questioni di sicurezza, è possibile scorgere un lungo corridoio coperto con armoniche volte a crociera e al suo termine si intravede un magnifico pozzo in parte avvolto da vegetazione spontanea. Peccato non potersi avvicinare! Invece salendo una doppia rampa di scale davvero imponente, si accede al piano nobile. I locali visitabili sono abbandonati e vetusti, ma è chiara la magnificenza dei tempi antichi e le colorate carte da parati in parte staccate dall’umidità e dilavate, oltre che i soffitti pitturati lasciano immaginare il prestigio del palazzo. Mentre alcuni di questi locali sono bui e non facili da illuminare con la torcia del cellulare, da una porta il legno si accede alla loggia che colpisce per la luminosità assicurata dalle ampie arcate che rendono visibile il pavimento in cotto ben conservato e gli archi alternati cupole finemente dipinti.

Come e quanto ha inciso la partecipazione del personale CAI alla riuscita della tappa?
Credo di aver conosciuto e camminato con molto del team del CAI, ed è stato un piacere in tutti i casi: dagli storici iscritti agli albori della sezione dell’Aquila, alle nuove leve appena assoldate, l’impressione è stata che sempre occorre conoscersi per arricchirsi reciprocamente. Dei più anziani non posso non citare Roberto, che è stato presente nelle primissime tappe: un veterano pieno di esperienza e che nonostante gli acciacchi ha dimostrato a noi giovinetti quanto sia la mente a comandare il corpo. Silenzioso ma accogliente, col suo passo lento e costante ci ha accompagnati anche dove il sentiero era chiuso e con l’autorevolezza necessaria, con poche parole dal tono fermo e calmo, ha ricondotto alla serenità una situazione non ordinaria. O Carlo, che ha iniziato con la grande rigidità di colui cui è affidata una grande responsabilità ed ha concluso la sua ultima tappa con una pacca sulle spalle, che per le persone di una certa età è la massima espressione di amicizia e confidenza. Quindi i più giovinetti: due ragazzi che bastavano a loro stessi nella prima uscita, e che con il tempo hanno deciso di rivedere il loro ruolo di accompagnatori divenendo un piacevole punto di vista! In ultimo vi racconterò di Leucio, la cui vocazione di insegnante è chiara dal modo di ascoltare oltre che dalla sensibilità mai scontata di chi, una volta ricordato quanto affermato durante il corso di formazione “Noi uomini del CAI”, ha ritenuto doveroso offrire una birra ed un pezzo di pizza al team, tutto femminile, di una tappa!

L’esperienza della tappa ha rafforzato il legame con i tuoi compagni di viaggio? Se sì, in che modo?
L’esperienza del camminare consente di conoscersi e confrontarsi. L’eterogeneità delle composizioni dei gruppi e del tipo di tappa, hanno consentito una varietà di combinazioni divertente e sempre nuova, determinando la giusta curiosità e apertura mentale. Credo i benefici siano, più che nel progetto, nel contesto lavorativo. La collaborazione e le nuove sinergie non andranno perdute, ma potenziate.

Hai scoperto nuove qualità o capacità in te stesso/a durante le tappe? Quali?
Ho prestato particolare attenzione all’aspetto gestionale delle uscite a cui ho partecipato, dedicandomi molto alla raccolta dei dati quando ero un partecipante, e molto a quello di team leader nelle occasioni in cui avevo questo ruolo. Non ho avuto grosse difficoltà e camminare è una pratica quotidiana per me, ma camminare in gruppo è altra cosa e per me è stato un buon esercizio a volte di pazienza.

Quali emozioni hai provato guardando indietro all'intera esperienza?
Serenità e piacere di vivere e abitare un territorio meraviglioso.

Se dovessi descrivere i cammini dei quali ha percorso qualche tappa in una sola parola, quale sarebbe e perché?
Naturalmente. Questi cammini in particolare offrono la possibilità di riempirci di meraviglia per mezzo di composizioni armoniose di architetture e natura in paesaggi sempre diversi seppure territorialmentdella Baronia: possiamo guardare lontano sulle alture completamente scoperte del cammino della Baronia, perderci di vista nelle fitte pinete del cammino tra i Vestini, essere accompagnati dal costante rumore del fiume nel Cammino Grande di Celestino, e guardare balle di fieno a perdita d’occhio nella piana delle Rocche sul cammino dei Francescani.

Torneresti a percorrere uno dei cammini o consiglieresti ad altri di farlo? Perché?
Li farei tutti. Baronia e Celestino a piedi, Vestini e Francescani in bici.

Questo viaggio emotivo che ha coinvolto i dipendenti dell’USRC, impegnati a testare le tappe dei quattro Cammini degli Altipiani d'Abruzzo, si è rivelato sorprendentemente ricco di nuove emozioni e spunti di riflessione grazie all’esperienza delle guide del CAI che hanno affiancato il personale nello studio ed osservazione del territorio.

La loro presenza durante il cammino ha rappresentato un vero e proprio pilastro di supporto, sicurezza e fiducia nei momenti di difficoltà e incertezza: con la loro profonda conoscenza del territorio e capacità di gestire le sfide tecniche, hanno guidato i camminatori non solo attraverso i sentieri, ma anche attraverso gli imprevisti.

L’esperienza ha visto una collaborazione intensa tra le guide del CAI e il personale dell’USRC, in cui due approcci diversi si sono fusi in maniera complementare: le guide hanno condiviso la loro profonda conoscenza del territorio, mentre il personale ha portato una prospettiva nuova e curiosa. Questo scambio ha arricchito entrambe le parti, generando un apprendimento reciproco e creando un legame autentico fatto di ascolto e crescita comune.

Ogni partecipante così ha potuto vivere ogni singola tappa a fondo, senza fermarsi alla semplice osservazione del paesaggio, ma sentendosi parte di esso, attraversandolo con una nuova consapevolezza, curiosità e gratitudine.

 

 

Come accompagnatori abbiamo fatto attenzione a selezionare sulla carta i punti più critici per riuscire ad accompagnare anche camminatori non esperti. Monica e Latino, Accompagnatori Escursionismo CAI

Durante ogni tappa, i camminatori, hanno preso dimestichezza con il lavoro da fare, diventando sempre più autonomi ed indipendenti. Aspetto fondamentale che ho notato alla fine di ogni tappa è stata l’autonomia e la voglia di condivisione. Alessio, Accompagnatore Escursionismo CAI Abruzzo

Una cosa che mi ha colpito è stata la naturalezza con la quale hanno accolto la pioggia durante una tappa del nostro cammino. Leucio, Accompagnatore Escursionismo CAI Abruzzo ()

Leucio, Accompagnatore Escursionismo CAI

Come vi siete preparati per accompagnare i dipendenti dell’USRC lungo la ricognizione delle tappe dei quattro Cammini?
Per quanti riguarda la preparazione degli itinerari. Abbiamo seguito quello che è il nostro standard CAI sezionale, le tracce preventivamente fornite sono state caricate sul GPS, abbiamo fatto una ricognizione o di persona, oppure attraverso particolari software. Nel mio caso, conoscevo in modo particolare i tratti di cammino, almeno per quanto riguarda il cammino dei francescani, in cui avrei dovuto svolgere l'accompagnamento. Ripeto il tutto si è bassato sul ripercorrere le tracce con particolari software, esempio con Google Earth, per rendersi conto di eventuali criticità presenti sul percorso. Per quanto riguarda i collaboratori dell’USRC da parte mia non c'è stata una particolare preparazione in quanto durante gli incontri preliminari, durante l'attività didattica preventiva svolta in aula, mi sono reso conto di avere a che fare con delle persone relativamente giovani e quindi di grande entusiasmo e ciò mi ha particolarmente tranquillizzato dal punto di vista dell'organizzazione.

Quali erano le vostre aspettative all’inizio di questa collaborazione?
Beh, diciamo che avevo messo in cantiere la possibilità di incontrare delle persone che non erano abituate al trekking e al camminare, e che quindi magari avrebbero potuto incontrare delle difficoltà; cosa che invece poi non è accaduta.

Come avete visto evolvere i camminatori durante le tappe?
Trovo un po’ difficile rispondere a questa domanda perché nel mio tranne per due persone, i camminatori del USRC erano sempre delle persone diverse nelle varie tappe. Per quello che ho potuto notare, le due persone in questione che erano con me in due tappe diverse erano delle persone già abbastanza preparate di loro che camminavano anche in montagna; pertanto, mi sembravano già ad un buon livello.

Ci sono stati momenti in cui avete percepito un cambiamento nel loro modo di affrontare il percorso?
No, direi che sin dall'inizio ho avuto la percezione di trovarmi con delle persone che avevano perfettamente chiaro quale era il loro compito cosa dovevano fare e quali aspetti avrebbero dovuto curare durante il rilievo e quindi non ho colto questo cambiamento.

Quali sono stati, secondo voi, i momenti più significativi per i camminatori? Ci potete raccontare un episodio che vi ha particolarmente colpito?
Non è proprio un episodio, ma una cosa che mi ha colpito, per esempio, è stata la naturalezza con la quale hanno accolto la pioggia durante una tappa del nostro cammino.

Dal vostro punto di vista, quali sono state le maggiori difficoltà che i partecipanti hanno dovuto affrontare lungo il cammino?
Diciamo che più che a delle difficoltà ci siamo trovati di fronte a delle scelte, come per esempio quando il percorso non coincideva con la traccia ricevuta, oppure era poco evidente o si dovevano apportare delle variazioni che non erano state previste. Quindi delle particolari situazioni trovate sul terreno, ma abbiamo risolto tutto molto facilmente e in maniera molto serena mettendo in comune le conoscenze degli accompagnatori CAI con le loro.

Ci sono stati momenti in cui il gruppo si è trovato a prendere decisioni importanti durante il percorso? Come avete contribuito a guidarli in queste situazioni?
Vedi la risposta precedente.

Come avete visto il gruppo cambiare in termini di coesione e collaborazione durante il cammino? Ci sono stati cambiamenti che avete notato nel modo in cui interagivano tra di loro?
Ripeto, non sono in grado di rispondere a questa domanda.

Come avete visto i partecipanti relazionarsi con il territorio? Ci sono stati momenti in cui avete percepito un cambio di prospettiva nel loro modo di vedere i luoghi attraversati?
La cosa più interessante, a mio avviso, è che in ognuno delle tappe a cui ho partecipato c'era almeno o qualcuno degli accompagnatori del cai o qualcuno del gruppo dell USRC che aveva dei particolari legami con il territorio e che quindi ha messo a disposizione del gruppo le sue conoscenze, le sue esperienze, le sue storie. Questo ha ovviamente cambiato la percezione del gruppo riguardo quei luoghi e mi è sembrata una cosa molto, molto stimolante e partecipativa.

Quali aspetti delle tappe secondo voi hanno maggiormente arricchito i partecipanti?
Mi riallaccio alla risposta data nella precedente domanda.

Cosa vi ha colpito di più dell’esperienza vissuta con i camminatori dell’USRC?
Direi senz'altro l'entusiasmo e la curiosità con i quali si sono approcciati a questa esperienza.

Secondo voi, quale impatto può avere un’esperienza di questo tipo sui partecipanti e sulla loro quotidianità lavorativa?
Sicuramente non può che averli arricchiti.

Avete notato differenze rispetto ad altri gruppi che avete accompagnato in passato?
Non particolarmente, direi che sono stati tutti ineccepibili.

Che consigli dareste ai futuri camminatori che affronteranno questi percorsi? Ci sono aspetti pratici o emotivi su cui credete dovrebbero concentrarsi?
Come già detto, per quella che è la mia percezione, i sentieri sono apparentemente privi di difficoltà tecniche, se non per quanto riguarda gli aspetti relativi all'orientamento in alcuni frangenti. Quindi il consiglio che do ai camminatori che abbiano un minimo di esperienza è quelle di immergersi totalmente nel paesaggio che li circonda apprezzando gli aspetti paesaggistici, culturali, storici che i cammini mettono a disposizione.

L’essenza dell’esperienza dell’USRC potrebbe essere racchiusa dall’aforisma che ricorda l’importanza, quando ci si mette in cammino, di non cercare nuove terre ma avere nuovi occhi.

Il cammino che diventa allora occasione preziosa per osservare il mondo fuori dal nostro orizzonte abituale, dona ai camminatori uno sguardo nuovo, con cui riscoprire il proprio territorio e le sue ricchezze.

Con lentezza, per osservare il paesaggio con occhi nuovi e accogliere a ogni passo, in maniera più intensa, le emozioni regalate dall’ambiente circostante.

 

 

Le aspettative che avevo prima di iniziare riguardavano la scoperta del territorio: la cosa che più mi ha affascinato è stato scoprire “nuovi”luoghi e sentieri, che pur avendo vicino casa non avevo avuto l’occasione di vedere prima. Donato, USRC

Riscoprire un territorio in cui lavoriamo quotidianamente, con la lentezza del camminatore, ci ha dato modo di apprezzare ciò che spesso vediamo senza guardare davvero, percorriamo senza abitare, sfruttiamo senza valorizzare. Roberta, USRC

Essendo arrivata da soli 9 mesi in questo ufficio è stata un’occasione unica per scoprire il territorio nella modalità lenta, rispettosa e gentile propria del camminare, di conoscere percorsi di trekking da un diverso punto di vista – e cioè di chi crea e mantiene i sentieri – fondamentale per comprendere l’impegno e il lavoro che vi è dietro a ogni itinerario e cammino funzionante. Marianna, USRC ( )

Marianna, esperta in sviluppo locale USRC
Percorse 5 tappe di 3 cammini

Quali erano le tue aspettative prima di iniziare il percorso?
Avevo aspettative abbastanza alte: tanto prima di iniziare tutto il macro-progetto di collaborazione con il CAI, che prima di intraprendere le singole tappe. In primis per l’alto livello di professionalità tra CAI e personale USRC unito in un’impresa innovativa nei modi - collaborazione tra PA e terzo settore- nella forma - camminare insieme - e nei compiti - raccogliere dati tecnici per l’implementazione dei tracciati. E poi per la possibilità data ad ognuno di noi di percorrere e conoscere il territorio su cui lavoriamo direttamente e di farlo insieme, anche con colleghi con cui non lavoro a stretto contatto nel quotidiano.

Qual è la tua impressione?
In generale molto positiva, sia per gli esiti del lavoro che si doveva svolgere per l’implementazione dei cammini, che come esperienza personale.
A livello di progetto la ricognizione fatta con il CAI ci ha permesso di raccogliere insieme i dati tecnici necessari all’implementazione dei cammini, ma anche di iniziare a mappare i servizi e punti di interesse fondamentali all’accoglienza dei camminatori sul territorio, che sono una parte molto importante nella futura gestione e sostenibilità dei cammini.
A livello personale, essendo arrivata da soli 10 mesi in questo ufficio e in questo territorio è stata un’occasione unica per scoprire il territorio nella modalità lenta, rispettosa e gentile propria del camminare, di conoscere percorsi di trekking da un diverso punto di vista – e cioè di chi crea e mantiene i sentieri – fondamentale per comprendere l’impegno e il lavoro che vi è dietro a ogni itinerario e cammino funzionante.

Ci sono stati incontri interessanti con le comunità locali incontrate lungo il cammino? Se sì, come hanno influenzato la tua esperienza?
Le persone anziane tipiche dell’immaginario dei paesi sono quelle che ho incontrato più spesso nelle tappe, non sempre facile scambiare qualche parola se non si è i primi a esporsi.
Mentre sono stati diversi gli incontri con altri camminatori o persone che percorrevano i sentieri in bicicletta con cui scambiarsi impressioni sul tracciato o sull’itinerario percorso. Mi ha colpito la quantità di viaggiatori alla scoperta delle terre abruzzesi avventurarsi in bicicletta. E poi il grande gesto di umanità e rispetto del saluto che sorge spontaneo quando si incontra una persona lungo un sentiero, una preziosa consuetudine in montagna, difficile da replicare in altri contesti.

Come e quanto ha inciso la partecipazione del personale CAI alla riuscita della tappa?
È stato un piacere collaborare con persone con molta esperienza di escursionismo, montagna e sentieristica, tutti molto disponibili allo scambio e alla condivisione delle conoscenze sulle pratiche di tracciamento e manutenzione. In tutte le tappe che ho percorso c’è stato un supporto reciproco per l’identificazione dei dettagli dei sentieri, e spesso un interessante confronto di punti di vista diversi, a volte anche tecnici sui tracciati.
Credo sia stata un’esperienza diversa dal solito e arricchente anche per il CAI cooperare sul campo e confrontarsi con professionisti e professioniste giovani con expertise molto diverse.

L’esperienza della tappa ha rafforzato il legame con i tuoi compagni di viaggio? Se sì, in che modo?
Sì, camminare insieme è stata un’occasione per stringere nuove relazioni con i colleghi e rafforzare quelle esistenti. Una sorta di attività di team building che non era tra gli obiettivi del progetto iniziale, ma che è venuta naturalmente e che credo possa giovare al lavoro di squadra, fondamentale per il buon funzionamento di qualsiasi gruppo di lavoro, ben oltre il progetto dei Cammini degli Altipiani.

Hai scoperto nuove qualità o capacità in te stesso/a durante le tappe? Quali?
Ho avuto il piacere di capire come si lavora alla costruzione o ricostruzione di un sentiero, e poi alla manutenzione che verrà, apprezzare il gran lavoro e dedizione che occorre per mantenere vivo un percorso o cammino – troppo spesso attività volontaristiche di associazioni o gruppi di cittadini attivi. Per farlo è fondamentale il coordinamento nella raccolta dei dettagli tra più persone, che spesso hanno modi diversi di lavorare.

Questa esperienza come ti è servita a migliorare la capacità di lavorare in gruppo?
Sicuramente ho allenato la capacità di ascolto e di lavorare insieme, anche con tempi e modalità diverse di azione e reazione alle sfide del camminare in gruppo.

Quali emozioni hai provato guardando indietro all'intera esperienza?
L’entusiasmo di conoscere il territorio, la gioia di farlo con i colleghi e con gli accompagnatori del CAI in un contesto lavorativo diverso dal solito, l’armonia del camminare in mezzo alla natura e ai paesaggi mozzafiato abruzzesi.

Se dovessi descrivere i cammini dei quali ha percorso qualche tappa in una sola parola, quale sarebbe e perché?
Scoperta e connessione. La scoperta, perchè il camminare permette di conoscere in un modo unico i luoghi, e questo territorio in particolare merita di essere conosciuto. La connessione, perché l’atto di camminare favorisce la connessione con l’ecosistema e la natura che lo caratterizza, con gli altri esseri umani che si incrociano lungo il cammino e con sé stessi.

Torneresti a percorrere uno dei cammini o consiglieresti ad altri di farlo? Perché?
Sì, mi piacerebbe percorrerli interamente tutti e quattro. Inizierei dalla Baronia per i paesaggi montani, poi i Vestini per la storia del popolo da cui prende nome il cammino e per la vivacità dei paesi che si attraversano, i Francescani per gli altipiani e Celestino per l’estensione e diversità dei territori che tocca.

Ogni passo condiviso lungo i sentieri si è rivelato un'opportunità formativa senza precedenti, una vera e propria scuola a cielo aperto, dove i partecipanti hanno imparato a prendere iniziative, risolvere problemi, gestire il tempo e affrontare le difficoltà con determinazione.

Ma anche un'occasione per rafforzare legami, migliorare la comunicazione e riscoprire il valore della collaborazione.

Ogni ostacolo incontrato lungo il percorso ha stimolato i camminatori a prendere decisioni insieme, a trovare soluzioni creative e a rafforzare lo spirito di squadra.

Momenti di gioia e difficoltà, vissuti fianco a fianco, hanno creato una coesione unica nel gruppo, portando alla luce una rete di relazioni più autentiche e profonde. Attraverso il cammino, si è sviluppato un senso di appartenenza e comunità che ha arricchito ogni partecipante, sia sul piano personale che professionale.

 

 

È stata una esperienza sfidante, durante l’uscita il gruppo si è cementato e si è creato un buon clima anche durante le operazioni di rilievo. Fabio, USRC

Ero molto emozionata prima di iniziare, perché la proposta formativa era molto entusiasmante. Il pensiero di intraprendere assieme ai colleghi i cammini è stato interessante e ci ha permesso di diventare parte stessa del progetto. Partecipare ha dato la possibilità a ognuno dei colleghi dell’USRC di conoscere tutto il lavoro che stava dietro il progetto dei Cammini, e di restituire un senso di appartenenza al progetto stesso. Claudia, USRC

Svolgere il cammino in gruppo ci ha permesso di condividere momenti che esulano dal lavoro ordinario, abbiamo avuto modo di conoscerci anche in altre vesti. È stato bello creare legami nuovi che sicuramente ritroveremo nel quotidiano. Martina, USRC ( )

Martina, ingegnere USRC
Percorse 4 tappe di 4 Cammini

Quali erano le tue aspettative prima di iniziare il percorso?
Sicuramente le aspettative erano quelle di scoprire dei territori e dei paesaggi che seppur conoscessi, con i cammini li avrei vissuti in una maniera più profonda.

Qual è la tua impressione?
Le impressioni non sono state deluse! Alla fine di ogni cammino mi sentivo entusiasta di aver vissuto sotto un’altra prospettiva quei luoghi che conoscevo ma che non avevo mai visto con gli occhi del camminatore.

È stato sfidante partecipare a questo progetto?
È stato molto interessante, sia perché ho potuto contribuire attivamente alla scoperta di alcuni percorsi (alcuni tratti proprio scoperti da noi perché non c’erano sentieri!) che mettere in atto le mie conoscenze riguardo le tappe. Abbiamo fatto una variante da Acciano che non esisteva, camminando nel pieno bosco e nella natura più incolta. Lì la presenza del CAI è stata rassicurante e fondamentale, soprattutto perché non avevamo punti di riferimento.

Qual è stato il paesaggio che ti ha colpito di più nella tappa? Cosa lo ha reso speciale?
Ce ne sono state varie… Mi è piaciuta molto la tratta Navelli- Acciano dove abbiamo attraversato paesaggi molto eterogenei tra loro (il sentiero alberato, la vallata, il percorso di montagna più ripido) e poi sulla strada per Roccapreturo ci siamo trovati davanti una chiesa molto particolare (la Madonna della Valle), sia dal punto di vista architettonico che insolita nella tipologia costruttiva e nel luogo in cui si collocava. Abbiamo scoperto che è avvolta da diverse leggende ed è stato emozionante scoprirle.
Poi la tratta di Beffi, dove siamo scesi lungo il fiume: qui c’era un silenzio assoluto dove si sentiva solo il suono degli uccelli ed il rumore dell’acqua.

Ci sono stati incontri interessanti con le comunità locali incontrate lungo il cammino?
Abbiamo incontrato comunità di persone che erano molto incuriosite dalla nostra presenza, mi ha sorpreso la curiosità e l’orgoglio con cui ci tenevano a farci vedere i loro luoghi e territori.

L’esperienza della tappa ha rafforzato il legame con i tuoi compagni di viaggio? Se sì, in che modo?
Abbiamo condiviso momenti che esulano dal lavoro ordinario, ci siamo conosciuti in altre vesti, alcuni rapporti si sono rafforzati, si sono creati dei nuovi legami che non sarebbe stato possibile costruire visto che lavoriamo in ambiti diversi.

Hai scoperto nuove qualità o capacità in te stesso/a durante le tappe? Quali?
Ho sperimentato la capacità di sapermi orientare, e dover seguire un sentiero che fosse sicuro e che ci portasse ad una via d’uscita! E mettere anche anche in campo la propria resistenza fisica: quando stavi lì ti rendevi conto che era davvero faticoso, ma nonostante questo il voler arrivare alla fine e scoprire di potercela fare era una soddisfazione unica.

Se dovessi descrivere i cammini dei quali ha percorso qualche tappa in una sola parola, quale sarebbe e perché?
Sicuramente la scoperta di vivere in maniera più intima e profonda i luoghi che conosco e il piacere di voler condividere con i propri amici i percorsi conosciuti.

Obiettivi e Attività

Nell’ambito delle azioni di competenza dell’USRC in quanto soggetto responsabile e attuatore dei Cammini degli Altipiani, è stato sottoscritto l’accordo con il Club Alpino Italiano (CAI) L’Aquila per le attività di supporto operativo e logistico all’USRC all’interno delle operazioni di consolidamento e implementazione per lo svolgimento di giornate di percorrenza (tappe). L’obiettivo è stato quello di fare sopralluoghi sul campo per rilevare lo stato di fatto e le previsioni progettuali degli interventi previsti per i quattro cammini, le fasi progettuali sono partite dalla manifestazione di interesse per la selezione del personale USRC alla restituzione dei raccolti insieme al CAI.

Storie di Cammini

Storie di Cammini racconta l’esperienza che USRC ha intrapreso con il CAI, un’opportunità offerta al personale USRC che ha scelto volontariamente di partecipare alle uscite nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre. Camminare, oltre a permettere la necessaria ricognizione dei tracciati è stata una preziosa occasione per riscoprire un territorio su cui si lavora ogni giorno per valorizzarne il suo patrimonio naturale, storico e culturale. Ma, soprattutto, l’esperienza del camminare fianco a fianco ha creato nuovi spazi di dialogo tra colleghi, rafforzando legami esistenti e favorendo la nascita di nuove sinergie.

 

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Le Fasi Progettuali

 

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