Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere

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Di aquiloni, vendemmie e promesse mantenute

Il sorriso di Norberto è contagioso, e ti accoglie prima ancora di entrare. Con quella luce negli occhi, ci apre la porta della sua casa a Fontecchio e inizia come un fiume in piena a raccontare: storie di infanzia, di estati spensierate, di motorini sgangherati e tavolate senza fine.

Questa non è solo una casa: è il luogo dove sono nati i suoi avi, dove il papà Bruno ha trascorso la vita, e dove ogni stanza custodisce un ricordo. È qui che Norberto decide di venire a vivere e studiare durante l’Università, dopo che per anni è stato il rifugio della sua spensieratezza. Ci racconta di quando trascorreva tutta l’estate da piccolo con i nonni; una volta i genitori che rientravano da Roma gli portarono in dono un aquilone: gli scappa una risata quando gli tornano alla memoria le corse che faceva tra i vicoli di Fontecchio, con l’aquilone che sbatacchiava da un muro all’altro.

 

La piazzetta dell'infanzia

 

“Passeggiando per il paese basta chiudere un attimo gli occhi per sentire il vociare degli abitanti, il profumo delle cucine, le chiacchiere sulle seggiole in strada. È la memoria che si intreccia con il presente, ed è la volontà di una comunità che vuole ripartire a ridare vita a queste vie.”

Tutto il paese conosceva Bruno e la sua casa, con la porta sempre aperta e la taverna apparecchiata per grandi mangiate tutti insieme. E ce lo conferma anche la vicina di casa, che fa capolino e ci racconta con una vena di nostalgia quei tempi felici, in cui si stava insieme ed ogni scusa era buona per festeggiare e condividere la tavola.

“Un giorno papà acquistò tanta di quell’uva che tutto il paese contribuì alla pigiatura. La nostra casa ospitava infatti nella cantina delle enormi vasche di pietra, e qui andò in scena una vendemmia che si trasformò in una grande festa. Qualcuno ancora se lo ricorda, in paese giravano tutti con una bottiglia di vino in mano!”

 

Bifora sulle montagne

Dettaglio della ricostruzione

 

Poi arriva quella notte di aprile. Il terremoto spacca muri, incrina certezze, lascia macerie e domande. Bruno, nonostante i divieti, torna più volte a controllare la casa: la sua preoccupazione non è solo per i danni, ma per i ricordi che rischiano di andare perduti. “Riuscirò a rivederla ricostruita?”, chiedeva spesso a Norberto, mentre la salute lo abbandonava.

È per quella promessa fatta al padre che Norberto, nel 2020, decide di diventare presidente di consorzio. Si carica sulle spalle burocrazia, responsabilità e attese infinite, con un unico obiettivo: ridare vita alla sua casa. Due anni di lavori, un dialogo costante con la ditta, la pazienza di chi sa che ogni mattone porta con sé un pezzo di storia.

E poi quel giorno. Il direttore del cantiere gli riconsegna le chiavi. Norberto non resiste: scatta un selfie con il campanile sullo sfondo. È il suo modo di dire “ce l’abbiamo fatta”.

 

La festa di inaugurazione

Selfie con chiave di casa nuova

 

La casa oggi è nuova e accogliente, ma non ha perso la sua anima: la pietra esterna restaurata, il legno a vista, le scale che raccontano il passato. Serve tempo per abituarsi, ma a poco a poco gli oggetti tornano al loro posto. Con il trattorino, Norberto riporta a casa ricordi e affetti, come a voler rimettere insieme i pezzi della sua vita.

Il messaggio che lascia è chiaro: non arrendersi. Anche se la vita altrove ha preso il sopravvento, anche se immaginare il ritorno sembra difficile.

“Ridare un’anima ai nostri luoghi è l’unico modo per farli vivere ancora”, dice.

 

Dettaglio della ristrutturazione

 

Così, nell’estate del 2025, Norberto ha scelto di inaugurare la rinascita della sua casa con una festa. Le porte saranno di nuovo aperte, la tavola apparecchiata, le risate torneranno a riempire le stanze. Proprio come una volta.

 

 

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