Il sorriso di Norberto è contagioso, e ti accoglie prima ancora di entrare. Con quella luce negli occhi, ci apre la porta della sua casa a Fontecchio e inizia come un fiume in piena a raccontare: storie di infanzia, di estati spensierate, di motorini sgangherati e tavolate senza fine.
Questa non è solo una casa: è il luogo dove sono nati i suoi avi, dove il papà Bruno ha trascorso la vita, e dove ogni stanza custodisce un ricordo. È qui che Norberto decide di venire a vivere e studiare durante l’Università, dopo che per anni è stato il rifugio della sua spensieratezza. Ci racconta di quando trascorreva tutta l’estate da piccolo con i nonni; una volta i genitori che rientravano da Roma gli portarono in dono un aquilone: gli scappa una risata quando gli tornano alla memoria le corse che faceva tra i vicoli di Fontecchio, con l’aquilone che sbatacchiava da un muro all’altro.