Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere

Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere

Riscoprire il territorio

L’essenza dell’esperienza dell’USRC potrebbe essere racchiusa dall’aforisma che ricorda l’importanza, quando ci si mette in cammino, di non cercare nuove terre ma avere nuovi occhi.

Il cammino che diventa allora occasione preziosa per osservare il mondo fuori dal nostro orizzonte abituale, dona ai camminatori uno sguardo nuovo, con cui riscoprire il proprio territorio e le sue ricchezze.

Con lentezza, per osservare il paesaggio con occhi nuovi e accogliere a ogni passo, in maniera più intensa, le emozioni regalate dall’ambiente circostante.

 

 

Le aspettative che avevo prima di iniziare riguardavano la scoperta del territorio: la cosa che più mi ha affascinato è stato scoprire “nuovi”luoghi e sentieri, che pur avendo vicino casa non avevo avuto l’occasione di vedere prima. Donato, USRC

Riscoprire un territorio in cui lavoriamo quotidianamente, con la lentezza del camminatore, ci ha dato modo di apprezzare ciò che spesso vediamo senza guardare davvero, percorriamo senza abitare, sfruttiamo senza valorizzare. Roberta, USRC

Essendo arrivata da soli 9 mesi in questo ufficio è stata un’occasione unica per scoprire il territorio nella modalità lenta, rispettosa e gentile propria del camminare, di conoscere percorsi di trekking da un diverso punto di vista – e cioè di chi crea e mantiene i sentieri – fondamentale per comprendere l’impegno e il lavoro che vi è dietro a ogni itinerario e cammino funzionante. Marianna, USRC ( )

Marianna, esperta in sviluppo locale USRC
Percorse 5 tappe di 3 cammini

Quali erano le tue aspettative prima di iniziare il percorso?
Avevo aspettative abbastanza alte: tanto prima di iniziare tutto il macro-progetto di collaborazione con il CAI, che prima di intraprendere le singole tappe. In primis per l’alto livello di professionalità tra CAI e personale USRC unito in un’impresa innovativa nei modi - collaborazione tra PA e terzo settore- nella forma - camminare insieme - e nei compiti - raccogliere dati tecnici per l’implementazione dei tracciati. E poi per la possibilità data ad ognuno di noi di percorrere e conoscere il territorio su cui lavoriamo direttamente e di farlo insieme, anche con colleghi con cui non lavoro a stretto contatto nel quotidiano.

Qual è la tua impressione?
In generale molto positiva, sia per gli esiti del lavoro che si doveva svolgere per l’implementazione dei cammini, che come esperienza personale.
A livello di progetto la ricognizione fatta con il CAI ci ha permesso di raccogliere insieme i dati tecnici necessari all’implementazione dei cammini, ma anche di iniziare a mappare i servizi e punti di interesse fondamentali all’accoglienza dei camminatori sul territorio, che sono una parte molto importante nella futura gestione e sostenibilità dei cammini.
A livello personale, essendo arrivata da soli 10 mesi in questo ufficio e in questo territorio è stata un’occasione unica per scoprire il territorio nella modalità lenta, rispettosa e gentile propria del camminare, di conoscere percorsi di trekking da un diverso punto di vista – e cioè di chi crea e mantiene i sentieri – fondamentale per comprendere l’impegno e il lavoro che vi è dietro a ogni itinerario e cammino funzionante.

Ci sono stati incontri interessanti con le comunità locali incontrate lungo il cammino? Se sì, come hanno influenzato la tua esperienza?
Le persone anziane tipiche dell’immaginario dei paesi sono quelle che ho incontrato più spesso nelle tappe, non sempre facile scambiare qualche parola se non si è i primi a esporsi.
Mentre sono stati diversi gli incontri con altri camminatori o persone che percorrevano i sentieri in bicicletta con cui scambiarsi impressioni sul tracciato o sull’itinerario percorso. Mi ha colpito la quantità di viaggiatori alla scoperta delle terre abruzzesi avventurarsi in bicicletta. E poi il grande gesto di umanità e rispetto del saluto che sorge spontaneo quando si incontra una persona lungo un sentiero, una preziosa consuetudine in montagna, difficile da replicare in altri contesti.

Come e quanto ha inciso la partecipazione del personale CAI alla riuscita della tappa?
È stato un piacere collaborare con persone con molta esperienza di escursionismo, montagna e sentieristica, tutti molto disponibili allo scambio e alla condivisione delle conoscenze sulle pratiche di tracciamento e manutenzione. In tutte le tappe che ho percorso c’è stato un supporto reciproco per l’identificazione dei dettagli dei sentieri, e spesso un interessante confronto di punti di vista diversi, a volte anche tecnici sui tracciati.
Credo sia stata un’esperienza diversa dal solito e arricchente anche per il CAI cooperare sul campo e confrontarsi con professionisti e professioniste giovani con expertise molto diverse.

L’esperienza della tappa ha rafforzato il legame con i tuoi compagni di viaggio? Se sì, in che modo?
Sì, camminare insieme è stata un’occasione per stringere nuove relazioni con i colleghi e rafforzare quelle esistenti. Una sorta di attività di team building che non era tra gli obiettivi del progetto iniziale, ma che è venuta naturalmente e che credo possa giovare al lavoro di squadra, fondamentale per il buon funzionamento di qualsiasi gruppo di lavoro, ben oltre il progetto dei Cammini degli Altipiani.

Hai scoperto nuove qualità o capacità in te stesso/a durante le tappe? Quali?
Ho avuto il piacere di capire come si lavora alla costruzione o ricostruzione di un sentiero, e poi alla manutenzione che verrà, apprezzare il gran lavoro e dedizione che occorre per mantenere vivo un percorso o cammino – troppo spesso attività volontaristiche di associazioni o gruppi di cittadini attivi. Per farlo è fondamentale il coordinamento nella raccolta dei dettagli tra più persone, che spesso hanno modi diversi di lavorare.

Questa esperienza come ti è servita a migliorare la capacità di lavorare in gruppo?
Sicuramente ho allenato la capacità di ascolto e di lavorare insieme, anche con tempi e modalità diverse di azione e reazione alle sfide del camminare in gruppo.

Quali emozioni hai provato guardando indietro all'intera esperienza?
L’entusiasmo di conoscere il territorio, la gioia di farlo con i colleghi e con gli accompagnatori del CAI in un contesto lavorativo diverso dal solito, l’armonia del camminare in mezzo alla natura e ai paesaggi mozzafiato abruzzesi.

Se dovessi descrivere i cammini dei quali ha percorso qualche tappa in una sola parola, quale sarebbe e perché?
Scoperta e connessione. La scoperta, perchè il camminare permette di conoscere in un modo unico i luoghi, e questo territorio in particolare merita di essere conosciuto. La connessione, perché l’atto di camminare favorisce la connessione con l’ecosistema e la natura che lo caratterizza, con gli altri esseri umani che si incrociano lungo il cammino e con sé stessi.

Torneresti a percorrere uno dei cammini o consiglieresti ad altri di farlo? Perché?
Sì, mi piacerebbe percorrerli interamente tutti e quattro. Inizierei dalla Baronia per i paesaggi montani, poi i Vestini per la storia del popolo da cui prende nome il cammino e per la vivacità dei paesi che si attraversano, i Francescani per gli altipiani e Celestino per l’estensione e diversità dei territori che tocca.

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